Commercialisti: scende in campo Misino

Commercialisti: scende in campo Misino

E’ partita la corsa per il rinnovo delle cariche dell’Ordine dei Commercialisti della Provincia di Verona. Come sempre molti sono chiamati, ma pochi saranno gli eletti. Il rinnovo avverrà nel 2021 ma c’è già chi si sta muovendo sopra e sotto il grande mare dei commercialisti veronesi. Tra i primi a scendere in campo c’è Vito Maurizio Misino, dottore commercialista e revisore dei conti, nato a Milano ma residente a Lazise. Classe 1961, Misino ha un curriculum di tutto rispetto. Laurea in Economia e Commercio presso l’Università di Verona, consulente Tecnico del Tribunale scaligero, Ispettore della F.I.G.C., già membro della commissione di studio dell’Associazione Bancaria Italiana per la predisposizione del Codice di Comportamento Banche-Imprese in Crisi e stretto collaboratore del luminare Giuseppe Zadra. In questi anni ha partecipato a convegni sia come promotore che come relatore e ha seguito su incarico del Tribunale di Verona importanti procedure concorsuali di primarie aziende. Ora Misino ha deciso di candidarsi a Presidente dell’Ordine dei Commercialisti veronesi dove, nel momento in cui scriviamo, si fronteggiano due liste. Abbiamo chiesto a lui un po’ di chiarimenti.

Come si è determinata la sua candidatura quale Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Verona ?

“Come spesso capita nella vita tutto è avvenuto abbastanza casualmente anche se molti anni fa ero stato eletto membro del Collegio dei Ragionieri di Verona prima che i due ordini degli esperti contabili fossero unificati”.

Quindi non è stata una cosa programmata da tempo

“Affatto. Colleghi di cui conosco la preparazione e la loro probità cercavano un candidato Presidente che potesse rappresentare un momento di discontinuità rispetto al passato. A mio favore credo abbia contribuito il fatto che professionalmente ho sempre assistito colleghi o loro clienti in momenti difficili vuoi per vicende personali, vuoi per le situazioni generate dalla perdurante crisi economica italiana”.

Cosa intende per discontinuità?

“Mi riferisco a tre cose: un Presidente che non abbia legami o consuetudini con alcun apparato, associazione, gruppo di potere. Un programma orientato soprattutto a sostenere gli studi professionali meno strutturati e che sia praticabile nel breve periodo, fatto di iniziative concrete, economicamente misurabile per gli iscritti in termini di vantaggi monetari. Una sistematica e programmata presenza nelle scuole di ogni ordine e grado e nella locale Università per contrastare, per quanto si possa, la crisi di vocazione”.

La Vostra è una categoria presente sui social?

“Non abbastanza. Anche la più piccola trattoria o il più sperduto albergo vive di recensioni e di presenza sui social. Un punto qualificante del nostro programma è proprio quello di approntare una piattaforma dedicata allo scambio di opinioni, esperienze, valutazioni, documenti e prassi tra gli iscritti della Provincia”.

Ma personalmente crede di poter cambiare qualcosa per gli iscritti?

“Ne sono convinto. La sfida vera è cambiare le teste delle persone. Ciò si può fare anzitutto con l’esempio veicolato da una costante comunicazione immediatamente fruibile, e in secondo luogo facendo risorgere uno spirito di appartenenza, un senso di protezione che l’Ordine deve rappresentare per gli iscritti e bisogna farlo diversamente dal passato”.

In che senso?

“In un saggio del noto economista Carlo Cipolla dal titolo “Allegro ma non troppo“, si dice della stupidità che si distribuisce in percentuali simili in tutte le classi sociali e categorie professionali. Credo sia lo stesso per le persone scorrette. Ebbene, mi risulta che l’Ordine, i cui membri sono in decadenza, abbiano avviato oltre 200 procedimenti disciplinari verso i colleghi, una quantità non paragonabile con quanto accade nelle altre professioni, nella Pubblica Amministrazione o nella Magistratura. Per quanto moltissime siano state archiviate o si siano concluse con un nulla di fatto faccio questa considerazione: o la nostra categoria è caratterizzata da persone vocate alla sistematica violazione della deontologia, oppure le altre associazioni non fanno nulla, pure in presenza di comportamenti deplorevoli, oppure il nostro Ordine professionale ha smarrito il senso della propria missione. Sono curioso di conoscere quale delle tre sia la risposta esatta e spero mi eleggano anche per questo”.

Lei ha dichiarato che i commercialisti indossano una “camicia di forza”

“Si, l’hanno indossata negli anni novanta. Piano piano, anno dopo anno, sono stati stretti i legacci e oggi molti non si accorgono nemmeno quanto sia scomoda. Al centro della funzione delle professioni intellettuali devono esserci gli interessi degli imprenditori, non le scartoffie e gli adempimenti che competono alla Pubblica Amministrazione”.

Come vede la molto difficile situazione attuale per la categoria professionale?

“Contrariamente alla vulgata che si è diffusa non siamo solo dei contabili. I commercialisti hanno molte qualità tecniche ed umane. L’emergenza sanitaria ha messo in luce le molte crepe del sistema e citando un poeta quando si manifestano delle crepe filtra la luce. Chi ha orecchie per intendere intenderà”.

fonte Mattino di Verona, visualizza l’articolo